Una voce comune e un sentimento unitario di appartenenza per chiedere una maggiore attenzione sulla riforma del Terzo settore. Gli Enti di Promozione sportiva sono uniti nel contestare l’art.35 del Codice della riforma, che corre il rischio di svuotarli della funzione di promozione sociale.
Il punto è chiaro, il valore sociale dello Sport è per noi centrale. Ogni obiettivo, ogni progetto e attività, ha come priorità la costruzione di una cittadinanza attiva, di una società civile consapevole e di una integrazione sociale concreta.
Concreta come lo sport, che si fa ogni giorno, nei territori, nelle scuole, nelle comunità. Questa è la nostra visione di promozione sportiva e sociale, fatta di volontari, di appassionanti ma anche di professionisti e di tecnici.
Questa visione comune sul ruolo centrale dell’associazionismo e sulle potenzialità sui cui ancora lavorare, ha permesso agli Enti di intervenire insieme e con forza sugli elementi di questa riforma che potrebbero compromettere la nostra funzione.
Una riforma che tutti abbiamo atteso ma che chiediamo venga pensata con chiarezza e con attenzione.
Con questo intento pubblichiamo il testo integrale del documento unitario nazionale sostenuto da tutti gli Enti di Promozione Sportiva.
Grazie a chi avrà voglia di leggerlo e di sostenerci.
L’associazionismo sportivo della promozione sociale non ci sta
L’ultimo Censimento Istat, risalente al 31 dicembre 2011, riportava il numero di 92.838 (pari al 30,8% delle istituzioni italiane e al 47,4% delle istituzioni attive nel settore della Cultura, sport e ricreazione) con riferimento alle istituzioni no profit che svolgevano in via prevalente attività sportive. Mentre le istituzioni che svolgevano attività sportive come area di intervento secondaria erano 21.449 (pari al 7,7% del totale nazionale), per un totale di 114.287 unità.
Da questi numeri è facile evincere il grande valore dello sport di cittadinanza come elemento costitutivo della promozione sociale.
L’associazionismo sportivo affonda le proprie radici nel mutualismo tardo ottocentesco che ha sviluppato forme di solidarietà, coesione e responsabilità sociale. Le organizzazioni internazionali, dall’Onu all’Oms, riconoscono lo sport come strumento per promuovere educazione, salute, sviluppo e pace.
Il Presidente della Repubblica, all’incontro con i rappresentanti del mondo dello sport di qualche giorno fa, ha parlato delle società sportive di periferia come di una galassia che arricchisce di valori la vita comune, indicando lo sport come una efficace leva sociale, culturale, educativa ed economica, come educazione alla cittadinanza. Stessi principi sono stati ribaditi dal Ministro allo Sport Luca Lotti presente in quell’occasione.
Tutto questo rischia di essere svuotato di sostanza per effetto del Decreto Legislativo relativo al Codice del Terzo settore. L’articolo 35 infatti, al comma 3, prevede che “gli atti costitutivi delle associazioni di promozione sociale possono prevedere l’ammissione come associati di altri enti del Terzo Settore, a condizione che il loro numero non sia superiore al trenta per cento del numero delle associazioni di promozione sociale”.
Dall’interpretazione letterale del testo si deduce che gli Enti di promozione sportiva non possano più beneficiare della qualifica di associazioni di promozione sociale potendo avere tra i propri affiliati soggetti che non trovano motivo per iscriversi nel Registro Unico del Terzo Settore.
Negli anni la progettazione sociale ha visto il protagonismo degli Enti di Promozione sportiva che sono intervenuti negli ambiti dell’educazione, della promozione della salute, dell’inclusione sociale, della mediazione interculturale, della rigenerazione delle periferie. Attività che verrebbero sacrificate per effetto della norma.
Non possiamo accettare che questo accada e chiediamo che ci sia un intervento correttivo da parte delle commissioni parlamentari che oggi hanno in esame il testo al fine di non disperdere un capitale sociale che contribuisce al benessere individuale e collettivo nelle nostre comunità.