La Libertas al Festival Italiano del Volontariato: sport come strumento di integrazione sociale

29 Aprile 2016 at 7:51

Il Presidente della Libertas Prof. Luigi Musacchia ha partecipato ai lavori del Festival Italiano del Volontariato che si è svolto recentemente a Lucca.

‘Il protocollo di intesa sottoscritto dal Coni e dall’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) è nato prevalentemente per facilitare l’accesso dei minori stranieri alle attività sportive”. – Ha dichiarato Musacchia nel Corso del suo intervento – “La Collaborazione tra Anci e Coni è conseguente a numerose segnalazioni pervenute dai territori in merito alle difficoltà di accesso alle strutture sportive ed alla disomogeneità delle prassi adottate. Il protocollo di intesa consente di standardizzare le procedure di accesso del minore straniero (accompagnato e non) al mondo dello sport. L’articolo 1 riassume la mission di questo importante accordo: ‘L’attività sportiva per i minori si propone come strumento di tutela dei valori fondamentali della persona e di adesione ad un modello di rapporti basati sul rispetto delle regole, dell’autodisciplina e dell’integrazione, costituendo per i ragazzi un’occasione di maturazione e di crescita. In tal senso l’attività sportiva è particolarmente efficace per favorire percorsi di integrazione ed inclusione sociale tra ragazzi italiani e stranieri’.

“Un altro importante passo in questa direzione – Ha sottolineato Musacchia – è stato compiuto dall’approvazione della legge sullo ‘ius soli’ sportivo. ‘Ius soli’ (in latino «diritto del suolo») è un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza di un Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Si contrappone allo ‘ius sanguinis’ (diritto del sangue) che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore. Quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ‘ius soli’ in modo automatico e senza condizioni. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America meridionale. Alcuni Paesi europei concedono la cittadinanza per ‘ius soli’ (per esempio Grecia, Francia, Portogallo, Irlanda, Regno Unito e Finlandia) sebbene condizionata. Ora anche l’Italia ha avviato un percorso di inclusione sociale approvando la legge sullo ‘ius soli’ sportivo che costituisce un apripista di civiltà e di pari opportunità.”

“E’ un primo passo che consente ai minori stranieri – residenti in Italia da almeno l’età di 10 anni – di tesserarsi, allenarsi e gareggiare per le società sportive appartenenti alle Federazioni Nazionali, agli Enti di Promozione Sportiva, alle Discipline Associate come i minori italiani (con le stesse procedure di accesso e di partecipazione). Non potranno indossare la maglia azzurra. Per entrare finalmente in una Nazionale di disciplina occorre la cittadinanza italiana. Pertanto lo ‘ius soli’ sportivo prelude all’iter legislativo preannunciato dal Governo al fine di completare il percorso di una sostanziale integrazione sociale con il riconoscimento della cittadinanza italiana. La Libertas plaude all’approvazione della legge sullo ‘ius soli’ sportivo che consentirà ai giovanissimi italiani e stranieri di crescere insieme e di abbattere le barriere razziali, etniche e confessionali.”

“Lo sport è senza dubbio – sostiene il presidente della Libertas – un potente vettore di valori che aggrega popoli e culture. Le differenze idiomatiche vengono superate dall’esperanto di una condivisione sportiva. Nel DNA della Libertas è da sempre attiva la percezione congenita dell’accoglienza e dell’integrazione. Una significativa testimonianza di promozione umana e di inclusione sociale giunge dalla Sicilia. E’ stata ampiamente documentata dai media locali e nazionali. La Società Libertas Consolini di Enna accoglie i migranti e scopre i talenti sportivi integrandoli nella compagine multietnica del basket. Emblematica l’odissea del giovane nigeriano Emmanuel Esele giunto a Lampedusa su un barcone ed accolto nella famiglia della Libertas. Emmanuel si è inserito nel collettivo del basket attraverso i valori educativi, formativi, inclusivi dello sport sociale.”

“In sostanza lo ‘sport per tutti’ implica una cultura di interventi e di trasformazioni che solo in parte si svolgono sul campo di allenamento o di gara. Oggi lo sport – conclude Musacchia – è sempre più interconnesso con le dinamiche sociali, culturali, ambientali del nostro Paese. Gli scenari sono le strade, le scuole, le aree verdi, le periferie emarginate, gli istituti penali minorili, le comunità immigrate, ecc. Tutta la società complessa è coinvolta con le sue problematiche, con le sue contraddizioni, con le sue nuove domande di convivenza pluriculturale, multietnica, interconfessionale.”