Postura
Cos’è la postura? L’idea della spazialità in relazione alla postura. Atteggiamento posturale: le cause. Il ruolo del Sistema Nervoso Centrale nel mantenimento della postura. I muscoli posturali. Il concetto di catena muscolare o cinetica
“Generalmente, la postura viene definita come la disposizione delle parti del corpo”. Kendall trae questa definizione di postura da una relazione del Posture Committee dell’American Academy of Orthopedic Surgeon.
Secondo De Col essa “altro non è che la posizione che il corpo assume… adattandosi e opponendosi all’azione della forza di gravità che lo schiaccia verso il suolo”.
Per postura si intende quindi il modo di atteggiarsi del corpo umano determinato dal suo apparato locomotore in opposizione alla forza di gravità, ergo la posizione del corpo nello spazio e la relativa relazione tra i suoi segmenti corporei; da ciò si desume l’importanza di concetti come spazialità, antigravità ed equilibrio.
L’idea di spazialità è immediatamente successiva a quella di postura, che infatti è il rapporto del corpo nei tre assi dello spazio. Per quanto riguarda l’equilibrio esso va definito come il miglior rapporto tra il soggetto e l’ambiente circostante; ne deriva che il corpo, sia in statica che in dinamica, assume un equilibrio ottimale a seconda degli stimoli ambientali che riceve e del programma motorio che adotta.
Le funzioni antigravitarie dovrebbero essere attuate con il minor dispendio energetico: proprio l’aspetto “economico” della postura è quello che ne determina la qualità, in quanto essa è ritenuta efficiente quando permette di eseguire un movimento con il minimo sforzo. La postura inoltre si interseca con fattori neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali.
L’atteggiamento posturale infatti, oltre a condizionare lo stato della muscolatura e delle articolazioni, può anche influenzare la qualità della respirazione, non consentendo agli organi preposti di lavorare in modo corretto, e può inoltre esprimere la personalità di una persona e il suo modo di porsi di fronte agli eventi; una persona stanca ed avvilita, per esempio, mostrerà le spalle cadenti, la schiena curva e la testa inclinata, mentre una persona che ha fiducia in se stessa e nella vita avrà un portamento eretto e nell’insieme più armonioso. Il vissuto di un individuo (determinato da stress, traumi fisici ed emotivi, posizioni professionali errate ripetute e mantenute nel tempo, respirazione scorretta, squilibri biochimici derivati da un’alimentazione non corretta) si riflette infatti nel portamento, e di conseguenza la postura dell’uomo è in costante e progressiva modificazione.
In definitiva la postura è quindi un insieme di riflessi… e di meccanismi psicologici che regolano con la massima economia e in ogni momento sia la struttura neurofisiologica del movimento, che il tono muscolare.
Entrambi questi aspetti sono necessari per il mantenimento di una posizione equilibrata e coordinata, e il tono muscolare in particolare si può considerare il fattore cardine della postura poiché è alla base dell’accomodamento posturale e permette l’esprimersi delle emozioni e degli atteggiamenti.
La complicata funzione del mantenimento della postura richiede l’intervento di una sofisticata “regia” centrale capace di regolare le posizioni assunte di volta in volta e assecondare le varie esigenze motorie.
Per fare questo il sistema nervoso centrale (SNC) si affida ai recettori, dei veri e propri informatori che lo tengono costantemente al corrente di quanto accade fuori e dentro di sé, della condizione e posizione dei muscoli e delle articolazioni, e grazie a questi dati è in grado di mettere a punto le migliori strategie posturali, adattandole ad ogni situazione. L’azione dei propriocettori e degli esterocettori permette al cervello di conoscere la direzione dei movimenti, percepire la presenza di eventuali ostacoli esterni e capire se il nostro corpo è in equilibrio. Le varie informazioni viaggiano attraverso il midollo spinale, il quale costituisce la via di collegamento tra i muscoli, cioè la periferia del nostro corpo, e il SNC. Quando l’informazione arriva al livello centrale viene elaborata e si creano le risposte che verranno poi inviate ai muscoli con la finalità di produrre la postura adeguata alla situazione.
Il nostro sistema muscolare è formato da muscoli della dinamica e muscoli della statica; quelli deputati al controllo posturale sono i muscoli statici o, appunto, muscoli posturali.
Stare in piedi o stare seduti, ad esempio, sono azioni che il nostro corpo deve svolgere continuamente e che si possono prolungare anche per molte ore; per eseguire un compito del genere servono imuscoli posturali in grado di mantenere una contrazione costante nel tempo senza necessità di pause. I più noti sono i muscoli antigravitari, tra i quali il tricipite surale, gli ischio-tibiali e gli spinali, che vanno a comporre la catena muscolare statica posteriore ed hanno il compito di mantenere la verticalità del corpo.
Ma sono ugualmente tonici quei muscoli che hanno il ruolo di sospendere, soprattutto il cingolo scapolare e il torace e che formano la catena muscolare statica anteriore.
Il concetto di catena muscolare o cinetica nasce in ambito fisico come un sistema di trasmissione delle forze composto da segmenti rigidi uniti tra loro tramite giunzioni mobili definite snodi. Il termine viene usato dal punto di vista biomeccanico per definire l’interazione sinergica dei vari segmenti corporei, con lo scopo di eseguire i movimenti.
Secondo Mézières
una catena cinetica è un sistema di muscoli poliarticolari che si ricoprono e si influenzano come le tegole di un tetto tutti gli elementi sono solidali e cooperano insieme.
I muscoli posturali si comportano esattamente secondo questo principio e il loro condizionarsi reciprocamente fa si che non si debba focalizzare l’attenzione localmente, ma anzi averne sempre una visione globale.
La muscolatura dinamica, invece, è quella deputata al movimento e come quella statica deve essere resistente, questa deve essere forte.
Questi due gruppi muscolari hanno evidentemente funzioni e capacità differenti ed è da questo concetto che deriva una conclusione fondamentale: l’allenamento di una muscolatura dovrà avere programmi di ginnastica diversi da quello dell’altra. La sollecitazione permanente a cui sono sottoposti i muscoli statici può portare ad un avvicinamento delle loro estremità, che ha come conseguenza un irrigidimento muscolare e, come è noto, un muscolo rigido è un muscolo debole; l’allenamento dovrà quindi prevedere una fase di allungamento, per non accentuare la rigidità, e una fase di lavoro attivo in contrazione isometrica in posizione sempre più eccentrica.