Il trionfo dei nostri atleti paralimpici è un inno alla forza di volontà
di Luigi Musacchia
30 settembre 2016
Le Paralimpiadi si sono concluse con un bilancio molto positivo per l’Italia. La squadra azzurra ha concluso la manifestazione con 39 medaglie all’attivo, un bottino che ha garantito al Team Italia il nono posto nel medagliere complessivo, un risultato che i nostri atleti paralimpici non riuscivano a raggiungere da 44 anni.
A dominare la maggior parte delle gare sono stati gli atleti cinesi, che hanno conquistato 236 medaglie complessive. Al secondo posto del podio il Regno Unito con 147 medaglie. Terza l’Ucraina che, grazie alle sue 117 medaglie totali, è riuscita a chiudere prima degli Stati Uniti, quarti con 112 medaglie. Le televisioni di tutto il mondo hanno decretato lo straordinario successo dei campioni diversamente abili. Nel corso degli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente una sensibile attenzione verso la Paralimpiade che è seconda nel mondo solo ai Giochi Olimpici. Le immagini hanno esaltato momenti di gioia e di concentrazione, di delusione e di sofferenza, ma su tutto hanno prevalso la solidarietà e la forza di volontà.
Ancora una volta lo sport ha superato le barriere delle diversità con la sua vocazione inclusiva e partecipativa. Dobbiamo apprezzare il superbo lavoro svolto nel nostro Paese dal CONI e dal CIP. Sono stati raggiunti livelli di eccellenza che hanno sensibilizzato i media e polarizzato l’attenzione del grande pubblico. Abbiamo vissuto atmosfere indimenticabili di coinvolgimento emotivo che hanno alzato decisamente il livello di una sensibile e partecipata condivisione.
E’ certamente un salto di civiltà cui contribuiscono anche gli Enti di Promozione Sportiva che sono effettivamente radicati su tutto il territorio nazionale. La disabilità è un gigantesco iceberg: sotto la punta delle eccellenze esiste una pressante domanda di partecipazione. La televisione determina fenomeni di identificazione e di proiezione. Gli atleti paralimpici sul podio provocano effetti dirompenti ed emulativi, accendono processi di promozione umana e di inclusione sociale. Ormai la disabilità sportiva ha legittimato il diritto di cittadinanza strappando dall’isolamento e dall’emarginazione soggetti che si erano autoesiliati.
Si moltiplicano ormai libri e tesi di laurea su questa svolta epocale che apre nuove frontiere di socialità. Un grande sommerso rivendica a gran voce il diritto alla partecipazione ed alla condivisione. La Libertas, da sempre attiva nell’area della disabilità, ha costruito percorsi straordinari che sono diventati opportunità di speranza civile. Si arricchisce sempre più il palmarès dei nostri campioni diversamente abili che onorano ovunque i colori della Libertas. L’agonismo ed il podio sono certamente importanti come ugualmente vittorioso è l’atleta che giunge ultimo al traguardo.
Il presidente Nazionale
prof. Luigi Musacchia