Postura: legame tra mente e corpo

9 Febbraio 2015 at 12:41

Da La Rivista di Educazione Fisica, Scienze Motorie e Sport | Gennaio 2012

Dentro e fuori di Christian De Martino

Negli ultimi tempi il termine postura è diventato così tanto di uso comune da determinarne quasi un abuso. In questo lavoro definiremo correttamente il suo significato e alcuni aspetti a esso connessi

I corsi a sfondo posturale – rieducazione posturale, postural pilates, yoga posturale ecc. – nascono ormai un po’ ovunque ma mentre in alcuni casi si tratta di attività ben organizzate, altre volte si incappa in attività tenute da chi di postura ne capisce ben poco. Esiste uno stretto rapporto tra postura, dolore, abitudini di movimento e psiche. Cominciamo col darne la definizione: la postura è il risultato dell’interazione funzionale tra le componenti biomeccaniche, neurofisiologiche, psicologiche e psicosomatiche dell’individuo, che si evidenzia con gli atteggiamenti statici e dinamici dei segmenti corporei, variabili in relazione agli obiettivi da perseguire e agli stimoli dell’ambiente (Martinelli – Parodi 2007). Dalla definizione si deduce che la postura non è riconducibile solo a come stiamo in piedi ma a come viviamo la vita a livello spaziale, psicologico e temporale. La postura è spesso intesa esclusivamente come l’atteggiamento nello spazio del capo, della colonna vertebrale, delle spalle, del bacino, degli arti superiori e di quelli inferiori anche se questa visione ne è però solo una parte. Una postura realmente sana è caratterizzata da una naturale grazia nei movimenti e soprattutto da un porsi positivamente nei confronti della vita in generale. Questo fine legame che mette in relazione psiche e corpo è perfezionabile sviluppando una maggiore consapevolezza rispetto alle nostre abitudini fisiche e ai nostri collegamenti emotivi con l’ambiente circostante. Perché dedicarsi a un lavoro individuale così impegnativo? Semplicemente perché il risultato in termini di salute sarebbe davvero considerevole. Postura: legame tra mente e corpo Negli ultimi tempi il termine postura è diventato così tanto di uso comune da determinarne quasi un abuso. In questo lavoro definiremo correttamente il suo significato e alcuni aspetti a esso connessi Cervello e corpo rispondono agli eventi in modo simbiotico, basti pensare che agli eventi immaginati la risposta corporea è uguale a quella evocata nel caso in cui gli stessi eventi fossero reali. Ricordate qualche situazione di pericolo vissuta in passato? Episodi di vita in cui avete dovuto reprimere delle emozioni? Sono tutti momenti in cui voi stessi, o meglio la vostra mente e il vostro corpo, hanno costruito temporaneamente – anche se potrebbe evolvere in una condizione definitiva – una cosiddetta armatura muscolo-fasciale di protezione. È una reazione che determina, come effetto riflesso, una contrazione muscolare con conseguente limitazione della mobilità articolare. In un’ottica psicosomatica si può considerare come il tentativo (ottenuto irrigidendo il corpo) di sentirsi più sicuri e meno vulnerabili. Anche se questa rigidità pseudo-rassicurante interferisce con la naturale fluidità che caratterizza generalmente i gesti degli esseri umani con la conseguente comparsa, a lungo termine, di mal di schiena, cervicalgie, dorsalgie ecc.

Le conseguenze

La tensione muscolo-fasciale distrugge la fluidità del corpo e dei suoi movimenti determinandone il logorio. Le tecniche di rieducazionerilassamento (tra cui ginnastica posturale, bioenergetica, metodo Bertherat, Pancafit, bioginnastica ecc) sono un utilissimo mezzo terapeutico, quasi un’opera di restauro per la fluidità corporea. È innegabile che una minima tensione muscolare sia necessaria – d’altronde la sua assenza non permetterebbe un adeguato adattamento alla forza di gravità – ma l’eccesso risulta decisamente deleterio. Per intenderci ancora meglio: l’essere colpiti da una pallonata o da parole particolarmente severe o offensive porta l’inconscio a reagire come se ci si trovasse di fronte a una minaccia di morte o comunque di pericolo, il che è normale tanto che è anche grazie a questo meccanismo è stata possibile l’evoluzione umana. L’irrigidimento e la restrizione non sono però altro che tentativi naturali di rassicurazione e stabilizzazione sia psichica (in modo da mantenere la calma) sia fisica (per evitare azioni improprie). In conclusione la postura oltre a riflettere la nostra storia intima e personale è anche influenzata dall’ambiente in cui viviamo: il lavoro, la famiglia e la società in genere. Considerando che un mal di schiena può avere tante cause si ritiene un valido aiuto – ma non l’unica soluzione – impegnarsi in un lavoro di consapevolezza posturale (preferibilmente seguito da personale competente, magari laureato in scienze motorie o diplomato Isef) che tramuti il tempo investito in un risultato di salute e benessere. Quanto detto potrà sembrare strano ma, per i legami messi in evidenza, come dice Ken Dychtwald: “… finché una persona è viva, non è mai un corpo separato dalla mente …” (Psicosoma, edizioni Astrolabio – Roma, 1978).